Padre Mario Pangallo - 4^ parte
Per TOMMASO D'AQUINO
(1225-1274) il punto di partenza della riflessione sull'essere, è la
ragione umana, dato che accomuna tutti gli uomini. L'ente e l'essenza sono i
pilastri del suo sistema filosofico-teologico. L'ente indica qualunque cosa
esistente.
Occorre distinguere tra l’ente logico e l’ente
reale. L'ente logico è puramente concettuale, poiché non sempre i concetti
espressi nel pensiero sono concretamente presenti nella realtà: la bellezza è
una astrazione e nel mondo fisico esistono le cose belle, visibili e tangibili,
mentre la bellezza è un 'universale', è un concetto astratto e non esiste come
ente reale osservabile e palpabile. Il carattere universale dei concetti è
dovuto alla capacità astrattiva della razionalità umana. L’ente reale corrisponde
ad ogni cosa esistente e si manifesta tramite due termini concettuali distinti:
l'essenza e l'atto di essere'. L’essenza rivela 'ciò che
una cosa è', essa indica il complesso delle note fondamentali con cui
distinguere gli enti tra loro. Ma mentre in Dio l'essenza si identifica con
l'essere, nell'universo creato le cose non esistono necessariamente, infatti
potrebbero anche non esistere, per cui l'essenza è possibilità ad essere, è
cioè 'potenza ad essere'. Il mondo, quindi, è contingente, e pertanto non
esiste per virtù propria, ma in forza di qualcun altro, il quale, per poter
dare l'essere alle cose deve egli stesso identificarsi con l’essere. Solo in
Dio l'essenza si identifica con l'esistenza, e quindi Egli è l'origine di ogni
ente reale. Per Tommaso, l’essere è l'atto che concretizza l'essenza, la quale,
in se stessa, non è altro che una possibilità di essere. Entro il paradigma
aristotelico di potenza ed atto, di un ente qualsiasi si potrebbe dire che
l'essenza è in potenza, mentre l’essere è l’atto. Si può
concludere che l'essere in Tommaso è la sintesi di essenza ed esistenza, dove l’essenza
è ciò che l'essere è e l’esistenza è l'atto per cui l'essere è.
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