Padre Mario Pangallo - 3^ parte
Il messaggio biblico e cristiano: «In verità, in verità vi
dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». (Gv, 8,58). Nel I secolo d.C, in
seguito alla diffusione in Occidente del messaggio di Gesù Cristo in
particolare da parte di Paolo di Tarso, si assiste ad un'innovazione della
concezione dell’essere e ad una riscoperta di
nuovi valori. Sulla base dell’Antico Testamento, dove l'Onnipotente era
presentato secondo le parole del tetragramma biblico YHWH, tradotto nella
Bibbia greca come «Io sono Colui che sono» (Es. 3,14), l'essere è identificato con Dio,
che è amore (agàpe)
concepito
come "dono" di sé - diversamente dall'accezione greca di amore come
"bisogno" di completezza -. L'Essere-Dio accetta di affidare alla
fragilità dell'uomo la Parola del suo messaggio, si fa addirittura uomo e ama
le sue creature fino al sacrificio della croce.
Il cristianesimo segna
una svolta profonda nella ricerca gnoseologica dell’essere.
Agostino d'Ippona (354-430) fonda il suo
pensiero su due dati ontologici fondamentali: a) di carattere psicologico: «Si fallor, sum», cioè, "se mi
inganno vuol dire che esisto. Non si può ingannare chi non esiste". B) di
carattere teologico: 'La verità è Dio', perché la verità ci rivela ciò che è, in contrasto con la falsità che fa apparire o
credere vero ciò
che non è. La
verità porta a riconoscere il vero bene, che al sommo grado si identifica con Dio come sommo Bene, cioè il
Bene di ogni bene.
Tra gli attributi di
Dio, oltre alla Verità e al Bene, vi è anche l'Essere. Sul Sinai Dio si rivela
come "Io sono colui che sono", perché Dio è 'sommo essere', è 'somma
essenza'; Egli dona l'essere, l'esistenza alle cose, le quali godono di una
partecipazione all’essere,
e
quindi alla perfezione di Dio; la natura delle cose, tuttavia, non possiede la perfezione assoluta (propria solo di Dio), ma
vi è una gradualità di perfezione
che va crescendo nell'avanzamento
del
processo cosmico. Il male stesso è connesso alla creazione, perché se Dio è
Bene, da dove proviene il male? Sulle orme di Plotino, Agostino afferma che il
male è privazione, è mancanza di essere. Il male non può essere
una sostanza creata, dato che tutto il creato è 'cosa buona', nel creato vi sono solo 'gradi inferiori di essere
rispetto a Dio' (livello metafisico-ontologico). Il vero 'male' è quello
morale, che risiede solo nella cattiva volontà dell'essere umano, e tale
volontà negativa non risiede in una 'causa efficiente', ma in una 'causa
deficiente': La volontà dovrebbe tendere, per sua natura al Bene sommo, a Dio,
però, dal momento che esistono molti beni creati e finiti, la volontà può
leggere erroneamente l'ordine gerarchico del bene e preferire la creatura al
Creatore, i beni inferiori a quelli superiori; si verifica così una 'aversio a Deo'
['allontanamento
da Dio'], e una 'conversio
ad creaturaram’ ['avvicinarsi
alla creatura']. Il peccato non è
orientarsi alla creatura, la quale è bene in sé, ma sovvertire l'ordine della
natura, e preferire un bene inferiore creato, a Dio che è sommo Bene creatore
(livello morale). Il male fisico - malattie, sofferenze, tormenti dell'animo,
ecc. - sono tutte conseguenze
del peccato, perché non è la carne corruttibile a portare l'anima al peccato,
ma è il peccato dell'anima a portare la corruzione nel corpo (livello fisico).
Nessun commento:
Posta un commento