giovedì 23 febbraio 2017

Lettera sopra il cristiano insegnamento

Antonio Rosmini a don Giovanni Stefani di Val Vestino

Un altro ordine delle materie molto proprio e molto conforme alle intenzioni della Chiesa, che sempre raccomanda ai parroci, come si può vedere nello stesso Catechismo Romano, è quello di spiegare al popolo le sacre solennità che ella celebra lungo l’anno, seguendo continuamen­te la liturgia. Questa, come voi sapete, è regolata dalla maggior solennità dei cristiani, la Santa Pasqua, e la Chiesa viene di mano in mano, nei diversi tempi dell'anno, giudicati dalla sua sapienza più adatti, solen­nizzando i grandi misteri in cui consiste tutta la nostra religione. Ora, soprattutto perché la lingua latina non è più lingua del popolo, tornano sommamente necessarie delle istruzioni intorno alle pubbliche celebra­zioni e preghiere, affinché il popolo si unisca allo spirito della Chiesa che è lo spirito vero, col quale trattare con Dio. Non c’è cosa più utile, né più importante e bella di questa, cioè di unire i figli colla madre, di fare che i figli intendano e s’imbevano dei sensi sublimi della loro genitrice spirituale, la cui bocca è retta dallo Spirito Santo e diretta alla santificazione dei suoi figli. Ma tutto è sterile nella Chiesa là dove non è accom­pagnato dalla parola: i riti e le preghiere sono movimenti e gesti vani, quasi scene e spettacoli senza senso, se la parola del sacro dottore non li rende intelligibili ed utili al popolo. Questa parola, che deve accompagnare tutto nella Chiesa, è la vita delle funzioni e delle solennità sacre e, senz’essa non sono vive, ma morte. Ora questa necessità di spiegare quanto la Chiesa dispone a onor di Dio, non si potrebbe prendere per regola nell’ordine delle materie da esporsi al popolo nei catechismi?

In questo modo, seguendo fedelmente i passi della Chiesa nelle sue funzioni, non ci sarebbe verità che in un anno non si toccasse e spiegasse al popolo, e doppiamente, cioè colla voce e con le pubbliche celebrazioni; quanto poi non si potesse fare in un anno, si potrebbe aggiungere in un altro, cosicché dovendo omettere qualche parte delle dottrine cristiane nell’annuo corso per la loro vastità, non si ometta mai però un trattato intero, ma le parti meno essenziali d’ogni trattato teologico, per riservarle ad un altro giro annuale d’insegnamento.

Cominciando per esempio dal tempo d’Avvento, con cui inizia l’anno liturgico, si potrebbe insegnare al popolo la creazione dei primi uomini, la loro caduta, gli effetti del peccato, le promesse, le predizioni e le figure di Cristo, e di mano in mano sviluppare tutto il sistema della religione, colle dottrine intorno ai misteri della incarnazione, della nascita, della vita e della morte di Cristo, e della manifestazione alle genti

(Epifania). Poi nelle domeniche dopo l’Epifania, gli effetti della redenzione, con tutto il trattato della grazia. Nella Quaresima s’apre il campo a parlare della penitenza e della unzione degli infermi, e dei modi di riacquistare la grazia perduta. Poi si celebrano i misteri della passione e della risurrezione di Cristo. Nel sabato dopo la Pasqua e nella domenica in albis viene a parlarsi del battesimo, essendo questo il tempo in cui i catecumeni vengono battezzati. Alla Pentecoste del sacramento della confermazione. Poi degli altri sacramenti, della fondazione della Chiesa, della diffusione del vangelo e tutta la dottrina intorno ad essa. Questo sarebbe l’argomento delle parti d’inverno e di primavera. Nell’estate, cominciando dalla domenica della SS. Trinità, si può parlare di questo mistero; poi viene l'ottava del Corpus Domini, adatta per parlare del sacramento eucaristico, del sacerdozio di Cristo e della partecipazione a questo sacerdozio fatta dagli altri sacerdoti, della venerazione dovuta a questi, del deposito che conservano delle divine scritture e qui, quanto si vuole o si può, è a dire dei libri ispirati.

Non abbiamo qui già quasi tutta la dogmatica? Cominciando dun­que dalla sesta domenica dopo la Pentecoste, viene opportuno insegnar cose morali e prima della morale i fondamenti: l’onnipotenza di Dio, la libertà dell'uomo, la legge eterna. Quindi della fede, della speranza, del­la carità e col principio del trattato intorno alla preghiera privata e pub­blica potrebbe terminare l’estate. L’autunno, cominciando dalla quat­tordicesima domenica dopo Pentecoste, si potrebbe parlare delle doti della preghiera e poi, coll’occasione delle feste della Beata Vergine, di tutti i Santi, di San Michele, della solennità della Santa Croce; si potreb­bero insegnare di mano in mano le verità cattoliche circa l’invocazione dei santi, il culto degli angeli, della Santa Croce, delle Reliquie. Al gior­no della Commemorazione dei fedeli defunti il discorso è naturalmente intorno a questi e poi bella occasione troviamo di parlare della pazien­za, della fortezza, due figlie della speranza, della moderazione, del serio contegno dell’uomo cristiano, della carità verso il prossimo, dell’elemo­sina e, in ultimo, si può finir l’anno ragionando intorno allo stato della Chiesa, intorno alle promesse future, della conversione dei Giudei, del giudizio, della fine del mondo e della rimunerazione celeste.

Quest’ordine, che io in fretta vi ho abbozzato, seguendo la traccia della liturgia, voi potreste ordinarlo meglio, e grazie alle vostre rare doti eseguirlo assai convenientemente.

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